JIN YEYEONG
È nata a Seul, in Corea, e ha iniziato a suonare il violino all’età di due anni. Ha tenuto il suo primo recital da solista a otto anni, dopo aver ricevuto il Kumho-Asiana Cultural Foundation Award. A nove anni ha cominciato gli studi formali presso il Curtis Institute of Music con Ida Kavafian. Attualmente studia alla Juilliard School con Itzhak Perlman e Catherine Cho, ed è orgogliosa destinataria della Kovner Fellowship.
Jenny ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui la medaglia d’argento ai concorsi internazionali di violino di Zhuhai e Stulberg, e il Primo Premio al Michael Hill International Violin Competition 2023, dove ha ottenuto anche il Premio di Musica da Camera. Ha partecipato a programmi estivi come il Perlman Music Program e Chamber Music Connects the World della Kronberg Academy.
Suona un violino di Domenico Montagnana, Venezia, ca. 1735, ricevuto in prestito come vincitrice del Premio Sheila Smith del Michael Hill International Violin Competition, grazie a Rare Violins in Consortium, Artists and Benefactors Collaborative.
1. C’è stato un momento o un’esperienza specifica che ti ha fatto capire di voler diventare musicista?
Per me è stato un processo graduale. Da bambina, fare pratica era difficile e mi agitavo molto prima di esibirmi. Ma dopo tante performance, mi sono resa conto che in realtà era divertente. Una volta superata l’ansia, volevo tornare a suonare. Crescendo, imparare nuovo repertorio e condividerlo è diventata una sfida stimolante. Oggi, ciò che mi motiva è l’obiettivo di essere autentica — nella musica come nella vita.
2. Quando ti esibisci, cosa speri di comunicare o far provare al pubblico?
Quando mi esibisco, spero di comunicare qualcosa che le parole o la vita quotidiana non riescono a esprimere del tutto.
A volte, ascoltando musica, sento una specie di magia accendersi dentro di me.
Spero che anche il pubblico possa vivere un momento simile.
3. Se dovessi presentarti suonando un solo brano di tutto il repertorio, quale sceglieresti e perché?
Sceglierei il Concerto per violino di Dvořák.
Ogni volta che lo suono, mi sento a casa, e riesco davvero a esprimere ciò che provo in quel preciso momento.
Penso che questo brano abbatta ogni barriera e mi permetta di essere libera.